L’ambiente urbanistica non è settore tranquillo L’udienza preliminare richiesta del rinvio a giudizio con l’accusa di omissione di atti d’ufficio all’ex sindaco Mauro Cornioli rinviata L’inchiesta seguito precedente indagine su segnalazioni di trattamenti demolizione irregolari vetture
Sansepolcro- L’ambiente ed anche l’urbanistica non è un settore molto tranquillo in città, a partire dalle vicende dei terreni agricoli inquinati a Cà di Nardo fino alle più recenti con la chiusura e sequestro di un impianto di lavorazione inerti e produzione di materiale per sottofondi stradali e di bitume per reati ambientali e irregolarità nella gestione dell’attività e la vicenda del cantiere del secondo ponte sul Tevere quando furono riscontrate irregolarità riguardo al rispetto delle normative dell’ambiente, la tematica tiene banco anche per la vicenda, che risale al 2019, dell’inchiesta sull’azienda di autodemolizioni a nord della città, il cui impianto di raccolta dei rifiuti e demolizioni di veicoli è stato costruito sopra un terreno composto da una notevole quantità di eternit e amianto respirabile. L’udienza preliminare a seguito della richiesta del rinvio a giudizio con l’accusa di omissione di atti d’ufficio all’ex sindaco Mauro Cornioli che doveva tenersi nei giorni scorsi è rinviata. Secondo l’accusa l’ex sindaco è imputato per aver omesso “atti doverosi del suo ufficio che avrebbero dovuto essere compiuti senza ritardo per ragioni di igiene e sicurezza pubblica” in particolare gli atti per garantire la “massima sicurezza del sito e l’inaccessibilità a esso, a causa delle fibre di amianto “crisolito e tremolite” di tipo respirabile” che sono state rinvenute in 5 dei 7 campioni prelevati nel carotaggio ordinato dai carabinieri forestali di Sansepolcro dopo segnalazioni del dipartimento di igiene ed Arpat. L’ex sindaco avrebbe emesso un’ordinanza urgente e contingibile ma senza dare scadenze e prescrizioni all’azienda affinchè il sito fosse realmente messo in sicurezza e rimosse le fonti di contaminazione. A rischiare di andare a dibattimento ci sono anche altri 4 imputati, due sono dirigenti del Dipartimento di prevenzione della Asl Sud Est anche la responsabile della unità funzionale di igiene pubblica che avrebbe ritardato di comunicare all’allora sindaco il blocco delle attività per evitare la reiterazione del comportamento illecito ed altri due operatori per omissione, avrebbero accertato che l’impianto continuava a lavorare, ma omettevano di darne notizia alla responsabile che avrebbe quindi potuto sospendere l’attività. L’accusa per tre dipendenti è di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, avrebbe dichiarato che l’impianto era fermo ed invece continuava ad esercitare l’attività. L’ex sindaco ha chiesto di essere ascoltato dal Procuratore per chiarire la propria posizione sottolineando la complessità dei collegamenti tra gli Enti preposti e le difficoltà di interpretazione e attuazione della normativa ambientale. L’inchiesta aveva fatto seguito ad una precedente indagine avviata su segnalazioni di trattamenti di demolizione irregolari e che riguardavano vetture alimentate a gas, rifiuti pericolosi, gestione di batterie al piombo provenienti da ditte e conferitori non autorizzati, lo stoccaggio di bombole di gas senza autorizzazione. L’impianto con attività lavorativa poi regolarizzata, era stato posto sotto sequestro dai carabinieri forestali della locale Stazione e dai colleghi della Procura, da quella circostanza aveva fatto seguito l’avvio dell’indagine poiché lo stabile era costruito in posizione più alta rispetto al piano campagna.
Anna Maria Citernesi