Mercati finanziari e politica monetaria delle Bce Alessandra Papini segretaria generale di Confartigianato Imprese Arezzo “fenomeno inflattivo speculazioni che hanno portato l’incremento delle materie prime e dell’energia. L’aumento dei tassi sta mettendo in seria difficoltà le imprese tornare a parlare di reintrodurre la distinzione tra banche commerciali e banche d’affari non è più un tabù importante la sinergia che si riesce a mettere in campo tra Associazioni ed Istituti di Credito prevalentemente del territorio perché avvenga un credito sano”
Arezzo- Le turbolenze che hanno caratterizzato i mercati finanziari degli ultimi giorni non hanno influito sulla politica monetaria delle Bce che ha dato attuazione all’incremento di 50 punti base dei tassi riferimento. “E’ una scelta davvero poco condivisibile” afferma Alessandra Papini segretaria generale di Confartigianato Imprese Arezzo “e poco ci consola che la perplessità di questo agire sia sempre più diffusa tra gli economisti e alcuni Governatori di Banche Centrali. Se da una parte è vero che l’inflazione si è accesa a seguito della ripresa economica post pandemia, è altrettanto vero che tale spinta si è già purtroppo quasi esaurita ed il fenomeno inflattivo al momento attuale è da attribuirsi prevalentemente alle speculazioni che hanno portato l’incremento delle materie prime e dell’energia. L’aumento dei tassi” prosegue Alessandra Papini “sta mettendo in seria difficoltà le imprese, soprattutto quelle che hanno investito o che, a causa della pandemia, sono state costrette a contrarre finanziamenti per dare continuità all’azienda e le famiglie che hanno visto ridotta la propria capacità di acquisto contemporaneamente a maggiori esborsi per i mutui. Rialzare i tassi, in questo contesto, rischia di produrre un effetto contrario rispetto all’obiettivo di contenere l’aumento dei prezzi. Ma c’è di più. È oramai chiaro che il rialzo dei tassi attuato dalla Federal Reserve ha contribuito ad indebolire alcune banche americane e ne è stata la concausa del fallimento probabilmente assieme a ragioni di carattere politico” aggiunge “ed adesso i segnali di un contagio in Europa, che è già iniziato, ci fanno vedere lo spettro della terza crisi finanziaria in venti anni. Meno male che gli Stati, attraverso principalmente le banche centrali, sono intervenuti tempestivamente, ma questa situazione ci impone alcune considerazioni. Oramai la sensazione che la finanza non sia più al servizio dell’economia, ma sia uno strumento sempre più speculativo che addirittura può danneggiare l’economia reale è evidente. Le imprese per crescere hanno bisogno di stabilità, la finanza dell’esatto contrario perché è con le repentine variazioni dei listini che qualcuno si arricchisce, talvolta a danno di altri. Appare sempre più evidente che tornare a parlare di reintrodurre la distinzione tra banche commerciali e banche d’affari non è più un tabù e che è sempre più importante la sinergia che si riesce a mettere in campo tra Associazioni ed Istituti di Credito prevalentemente del territorio perché avvenga un credito sano. Allo stesso tempo però, servono strumenti che possano limitare, in particolare nei momenti di difficoltà economica, la proliferazione di strumenti complessi che moltiplicano senza controllo la leva finanziaria e rendono la distribuzione del rischio più opaca.”.